Il Bracco Blu d'Auvergne in Toscana             tra scardicci e marruche

Seppur con difficoltà, se dovessi fare la mia autobiografia mi descriverei con tre parole:

 

Appassionata Cinofila Cacciatrice.

 

Infatti da ben quindici anni ho deciso di fare dell'affascinante “Bleu” il mio abito venatorio preferito.

Sono venuta a conoscenza di questa razza per caso sfogliando enciclopedie cinofile alla ricerca di un cane che mi potesse rappresentare, cane generoso, intraprendente, dal fiuto finissimo e dal grande senso del selvatico, capace di percorrere senza sforzo qualsiasi tipo di terreno.

L’occhio mi è caduto appunto su quello che un tempo veniva chiamato il “bracco pointer”.

Quello che mi colpì in particolar modo era che l'associazione, diciamo pure il perfetto matrimonio d'amore per questa razza era rappresentato dalla regina del bosco, ovvero la beccaccia. E fu così che capii che probabilmente quello sarebbe stato il cane perfetto per me: un re dell'eleganza e della capacità venatorie per la signora dagli occhi di velluto.

Una lunga e minuziosa ricerca sulle migliori correnti francesi mi ha poi condotto all'allevamento Sources de la Hulotte, uno dei più qualificati al mondo, che ha consegnato a tanti cacciatori soggetti di indiscusse qualità morfologiche, caratteriali e venatorie.

Fu così che entrai in possesso della mia Sophie, che , devo dire, non ha tradito le mie aspettative , rivelandosi fin dall'inizio una degna rappresentante della razza.